07/05/2009
Un'Italia in movimento, che non si è fermata nel 2008 nonostante la crisi economica. E' quanto mettono in mostra i dati dell'Osservatorio "Audimob" di Isfort[1] nel 6° Rapporto sulla mobilità urbana presentato oggi a Napoli dall'associazione che riunisce le aziende del trasporto pubblico locale, ASSTRA. La ricerca documenta una dinamica di crescita della mobilità urbana in continua espansione anche nell'anno 2008, in totale controtendenza con la recessione che investe l'economia. In un giorno medio feriale del 2008 il numero di spostamenti complessivi effettuati dalla popolazione italiana (14-80 anni) ha raggiunto i 128 milioni, il valore più alto dal 2000; rispetto al 2007 la crescita è stata pari a +3,6%; per quanto riguarda le scelte modali effettuate dagli Italiani, Il 2008 è stato un anno per certi versi "straordinario" molto positivo per il mercato del trasporto pubblico urbano, come d'altra parte lo era stato il 2007. Praticamente tutti gli indicatori di domanda, rispetto sia ai comportamenti che alle valutazioni, sono stati di segno positivo, anche se con misure diverse: più passeggeri trasportati: nel 2008 i mezzi pubblici battono per la prima volta l'automobile, che, nonostante il crollo delle immatricolazioni, porta a casa un aumento di viaggiatori del +3% contro un incremento dei passeggeri per il trasporto pubblico pari a +15,1% ; più quota di mercato, il settore guadagna +1,1 % nel 2008, una rimonta che tuttavia non arriva ad intaccare lo strapotere dell'automobile, a quota 79,5% nel 2008 (81,0% nel 2007), contro il 12,6% dei mezzi pubblici (11,5% nel 2007), anche moto e motorini continuano a crescere, la loro quota sale all' 8,0% nel 2008 (7,6% nel 2007); più propensione al cambio modale a favore del TPL: a fronte di uno "zoccolo duro" di automobilisti, ben il 66,6% della popolazione che si muove verso i grandi centri ammette la possibilità di cambiare abitudini di spostamento e includere nelle proprie scelte di viaggio l'uso del mezzo pubblico, avendo a disposizione aree di sosta attrezzate per lo scambio auto-pullman (28,6%) o auto-treno (26,2%) nel proprio comune di residenza, oppure - ma con meno adesioni - in aree limitrofe al capoluogo (11,8%). Gli abitanti delle città medie (estranee ad aggregati metropolitani) indicano intenzioni di cambiamento meno pronunciate. In queste scende al 63,6% l'area di potenziale rinuncia all'auto, ma si richiede per farlo in proporzione una maggiore offerta di parcheggi scambiatori nel proprio comune di residenza (56,6%); più soddisfazione degli utenti: valutazioni complessivamente e omogeneamente positive nell'andamento degli indicatori di soddisfazione percepita: è quanto emerge in estrema sintesi dal monitoraggio 2008 sul gradimento dei mezzi pubblici urbani. Tutti e tre i mezzi pubblici di trasporto a vocazione urbana, l'autobus/tram, la metropolitana e (in misura minore) il treno locale, migliorano i giudizi di soddisfazione espressi dagli utenti. In particolare l'autobus risale sopra la sufficienza, seppure di pochissimo (6,03 contro 5,96 del 2007). Anche la quota di intervistati che ha assegnato un voto di soddisfazione tra 6 e 10, che nel 2007 era scesa per l'autobus al 62,1%, si attesta nel 2008 al 64%; più velocità commerciale percepita: migliora anche la velocità media percepita degli spostamenti che nel 2008 ha registrato per i mezzi pubblici un incremento, seppure contenuto, rispetto al 2007 (da 14,1 a 14,8 km/h). E' un miglioramento lieve, tuttavia molto significativo perché inverte un trend negativo sostanzialmente ininterrotto dal 2003; più sostegno dei cittadini per le politiche di promozione del trasporto collettivo: le valutazioni dei cittadini sulle politiche da attivare per contrastare i problemi del traffico e dell'inquinamento, mostrano chiaramente una tendenza al rafforzamento del polo di scelta costituito dalla mobilità collettiva. L'opzione "maggior offerta e frequenza dei mezzi pubblici" raccoglie nel 2008 quasi il 50% delle indicazioni, grossomodo come nel 2007, ma in netto incremento dal 2004 (38,2%); tra quelle proposte è ampiamente la "prima scelta" degli intervistati. L'altra opzione a favore della mobilità collettiva, ovvero il "miglioramento del comfort dei mezzi pubblici" raccoglie quasi un quarto delle indicazioni. Nel complesso, tra il 2004 e il 2008, gli investimenti per la mobilità collettiva vedono crescere in modo costante e in misura significativa i consensi presso i cittadini. Dunque solo rose e fiori per il trasporto pubblico nel Rapporto ISFORT del 2009? Purtroppo no, ci sono anche delle spine e non sono poche, come avverte Carlo Carminucci, direttore scientifico di Isfort nella sua illustrazione del Rapporto sulla mobilità urbana che apre la seconda giornata del Convegno nazionale ASSTRA, Innanzitutto la crescita del trasporto pubblico è a macchia di leopardo. Si approfondisce una doppia linea di divaricazione, la prima tra contesti urbani e la seconda tra circoscrizioni territoriali. Tra i contesti urbani, nel 2008 è apparso evidente come mai negli anni precedenti, quanto il settore del trasporto pubblico urbano sia nel suo insieme trainato dalle aree metropolitane, nei centri minori della provincia, il trasporto pubblico è ridotto ai minimi termini, con uno share di mercato sistematicamente inferiore al 5%. Infatti, a differenza di quanto accaduto nel 2007, l'avanzata del trasporto pubblico nel 2008 ha interessato soprattutto le grandi città, dove l'incidenza sul complesso degli spostamenti è salita al 29,3% contro il 27,7% dell'anno precedente Mentre l'incidenza dei mezzi collettivi nei piccoli centri è solo il 4% degli spostamenti motorizzati (3,9% nel 2007).Dall'andamento del trasporto pubblico nei centri minori dal 2000 al 2008, emerge la crisi che attanaglia il settore almeno dal 2005 (5,4%), dopo che nel triennio 2002-2004 la quota modale si era mantenuta attorno all'8-9%. Di riflesso, l'andamento dell'auto mostra nelle quote modali una divaricazione nettissima; nelle grandi città le "quattro ruote" assorbono ormai meno del 60% degli spostamenti urbani motorizzati, mentre nei centri con meno di 100mila abitanti il tasso di penetrazione supera anche nel 2008 il 90%, nonostante il ridimensionamento complessivo del peso dell'auto nella mobilità urbana. L'altra linea di crescente divaricazione riguarda la dicotomia Nord-Sud del Paese. L'orientamento verso soluzioni di mobilità collettiva acquista un peso specifico in alcune aree del Centro-Nord, in particolare dove l'addensamento metropolitano è rilevante o nelle zone di urbanizzazione diffusa. In particolare, il trasporto collettivo nelle regioni del Nord-Ovest guadagna oltre 2,5 punti percentuali di split modale e raggiunge un peso complessivo pari al 22,9% degli spostamenti, ovvero quasi il doppio rispetto alla media nazionale; questo avanzamento fa seguito all'eccellente performance già registrata nel 2007 (+2,5% rispetto al 2006) e conferma ampiamente la circoscrizione nordoccidentale come la macroarea leader per la mobilità urbana collettiva. All'opposto è molto preoccupante il dato registrato al Sud e nelle Isole dove il trasporto collettivo, la cui presenza è già modesta, perde nel 2008 ulteriori posizioni attestando la propria quota modale ad appena il 5,7% (meno della metà della media nazionale e con una perdita di un punto percentuale rispetto al 2007). Nel Sud e nelle Isole, ad eccezione parziale delle grandi conurbazioni metropolitane dove la quota modale del trasporto collettivo si mantiene attorno al 17-18%, il mezzo pubblico è residuale e tende a perdere ulteriormente la propria forza attrattiva, fino a scomparire quasi del tutto nella mobilità urbana delle città con meno di 50mila abitanti; qui gli spostamenti con mezzi pubblici non superano il 2% delle percorrenze motorizzate, con un peso più che dimezzato negli ultimi anni. L'altra spina nel fianco della mobilità sostenibile del paese è rappresentata dallo stato dell'offerta del trasporto pubblico