L’Italia scende dall’auto per salire sui motorini e il trasporto pubblico rischia di restare a piedi

12/05/2008

Comunicato stampa ASSTRA Genova, 7 maggio 2008 L’Italia scende dall’auto per salire sui motorini e il trasporto pubblico rischia di restare a piedi - ASSTRA presenta a Genova l’ultimo rapporto ISFORT sulla mobilità urbana- La mobilità degli Italiani è in crescita costante negli ultimi anni, nonostante una brusca frenata nella seconda metà del 2007 degli spostamenti motorizzati (-2%), attribuibile ai rincari del petrolio e crisi economica. I mezzi pubblici nel 2007 hanno avuto un rilevante incremento nel numero assoluto di passeggeri (quasi il 20% in più). Questa leggera rimonta non cambia il quadro complessivo del mercato della mobilità, sempre dominato dall’automobile, nonostante la crisi del petrolio stia intaccando l’impero delle quattro ruote - i dati sulle immatricolazioni nei primi mesi del 2008 sono fortemente negativi rispetto l’anno precedente: -7,3% a gennaio, -3,9% a febbraio, -18,7% a marzo. Con questi dati Carlo Carminucci, direttore settore ricerca di ISFORT, ha esordito l’illustrazione del V Rapporto sulla mobilità urbana, realizzato dall’ISFORT in collaborazione con ASSTRA, presentato questa mattina a Genova nella giornata di apertura del Convegno ASSTRA “Così è , se vi pare”. Il Convegno durerà tre giorni durante i quali i rappresentanti della società civile, politica, produttiva e dell’informazione, sono chiamati a dire la loro rispetto alla situazione che emerge dalla Ricerca. Il rapporto, che costituisce la maggiore indagine realizzata in Italia sull’andamento della mobilità nelle città di piccole, medie e grandi dimensioni, disegna il quadro esaustivo dei comportamenti, delle propensioni e delle valutazioni dei cittadini verso la mobilità e il trasporto; mette a confronto il biennio 2006-2007 con un focus specifico sull’andamento della mobilità nel quinquennio 2002-2007. Questa la distribuzione percentuale degli spostamenti motorizzati nel mercato urbano dei mezzi di trasporto nell’ultimo biennio rilevata dall’Istituto : automobile 81 % (-1,8% rispetto al 2006); mezzi pubblici: 11,5% (+ 1,5 rispetto al 2006); moto e motorini: 7,6% (+ 0,4 rispetto al 2006). Tuttavia, nelle grandi città (oltre 250 mila abitanti) i mezzi pubblici perdono terreno a vantaggio di moto e motorini. La quota degli spostamenti con mezzi collettivi passa infatti dal 29,3% nel 2006 al 27,7% nel 2007 (- 1,6%), mentre motocicli e ciclomotori passano dal 10,6% all’11,9% (+1,3%). La crescita delle immatricolazioni delle “due ruote” prosegue a ritmi molto elevati: +6% tra il 2006 e il 2007% contro lo 0,9% delle “quattro ruote”. Sembra quindi che soprattutto nelle grandi aree urbane si stia manifestando un certo effetto-sostituzione tra i mezzi privati (si scende dall’auto per salire sulla moto), con il rischio di scavalcamento del trasporto pubblico che proprio nei centri maggiori ha le sue tradizionali roccaforti. In leggera flessione anche nelle città di media grandezza, dove perde 0,2 punti percentuali tra il 2006 ed il 2007, il trasporto pubblico recupera leggermente (+ o,5 %) nelle città di piccole dimensioni (meno di 100.000 abitanti) ma la quota di utilizzo resta, purtroppo, marginale (3,9% degli spostamenti). Per quanto riguarda l’andamento dei mezzi di trasporto motorizzati nelle diverse circoscrizioni territoriali nelle regioni del Nord-Ovest, il trasporto collettivo mostra i segnali di maggiore forza e dinamismo; la quota di mercato raggiunge infatti il 19,3% (contro una media nazionale dell’11,5%), con una crescita di ben 2,5 punti percentuali rispetto al 2006. Inoltre, è l’unica macroarea dove il peso dell’automobile nella mobilità urbana è inferiore al 75%; nei territori del Nord-Est, la quota della mobilità collettiva è di poco inferiore alla media (10,6%) ma va considerata la minore incidenza delle grandi aree urbane in queste regioni, in crescita significativa nell’ultimo anno (8,8% nel 2006); nel Centro Italia, l’elevato peso relativo delle grandi città (Roma, soprattutto, e Firenze) determina strutturalmente uno share di mercato del trasporto pubblico più alto della media (12,9%), ma solo in modesto consolidamento (+0,5% rispetto al 2006). Sempre a causa del modello metropolitano dominante, più alta della media è la percentuale di spostamenti effettuati in moto o motorino (10%, in crescita rispetto all’8,8% del 2006);infine, al Sud e nelle Isole si conferma un profilo dello split modale tutto centrato sull’automobile (86,7% degli spostamenti), con spazi residui sia per il trasporto pubblico (al 6,7% comunque in crescita dal 5,4% del 2006), sia per le “due ruote” (6,6%). Devono far riflettere i dati a confronto sul quinquennio 2002-2007 che, nonstante l’aumento della congestione, mettono in luce un quadro peggiore per il trasporto pubblico, che perde 2,1 punti percentuali passando da una quota di copertura del mercato della mobilità da 13,6% nel 2002 all’11,5% nel 2007, nello stesso arco di tempo sono aumentati gli spostamenti non motorizzati degli Italiani (a piedi o in bicicletta) passando dal 31,1 % nel 2002 al 32,4% nel 2007. In forte crescita sono stati in questi cinque anni gli spostamenti intermodali (sul totale spostamenti motorizzati – solo città con oltre 100 mila abitanti) che guadagnano +2% , mentre si sono ridotti gli spostamenti a vocazione urbana (fino a 10 km) passando dall’81,5% nel 2002 al 73,5% nel 2007. Per quanto riguarda il giudizio dei cittadini nei confronti del trasporto pubblico, l’evoluzione registrata nel quinquennio mostra un saldo ancora positivo per la metropolitana a fronte di una caduta dei consensi per l’autobus. Gli utenti soddisfatti della metropolitana (% voti 6-10) erano ben l’81,3% nel 2002, saliti all’83,5% nel 2007 (+ 2,2%). Gli utenti che danno la sufficienza ad autobus e tram nel 2002 erano il 76,1%, sono scesi al 62,1 % nel 2007. In questo arco di tempo la velocità percepita dei mezzi pubblici varia da 16,1 km/h nel 2002 a 14,1 km/h nel 2007, a fronte di una velocità percepita dei mezzi privati di 23,9 km/h nel 2002 , cresciuta a 25,3 km/h nel 2007. Dati preoccupanti e di difficile lettura se si pensa che nel medesimo periodo le performance delle aziende di trasporto pubblico locale, ed in particolare il parco autobus, hanno registrato graduali aumenti e miglioramenti che, tuttavia, non compensano i costi crescenti di gestione (carburante, assicurazione, ecc.). L’età media degli autobus è infatti passata da 9,7 anni nel 2002 a 7,9 anni nel 2006. Nello stesso periodo i passeggeri trasportati e le vetture/km erogate sono aumentati entrambi del 2%, ma la percentuale di copertura dei costi operativi con i ricavi da traffico è peggiorata scendendo da 31,1% nel 2002 a 30,2% nel 2006. Un elemento di insoddisfazione rilevato consegue paradossalmente al miglioramento del parco autobus, che non essendo integrale, determina una insoddisfazione nell’utente quando, dopo essere salito anche solo una volta su un mezzo di trasporto pubblico di ultima generazione, è costretto a salire su un vecchio mezzo. Le riflessioni consegnate al dibattito che si sta per aprire nella tavola rotonda dei rappresentanti politici, a cui faranno seguito oggi pomeriggio le tavole rotonde dei cittadini e dei giornalisti, sono riassumibili in tre domande:la qualità percepita del trasporto pubblico è peggiorata, perché è diminuita la velocità commerciale? C’è un effetto boomerang nel troppo graduale miglioramento dell’offerta del servizio, rispetto alle aspettative degli utenti che, invece, crescono molto più rapidamente? L’autobus può essere assunto come simbolo perfetto su cui scaricare l’onda dell’antipolitica o comunque della protesta verso l’amministrazione pubblica (vedi il caso della protesta delle “banlieux” parigine in cui si dava fuoco ai bus di RATP come simbolo dell’amministrazione pubblica) ?! Per quanto riguarda il monitoraggio delle propensioni dei cittadini, il Rapporto mette in evidenza un fenomeno crescente inquietante che riguarda la sicurezza ed
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