13/01/2009
COMUNICATO STAMPA ASSTRA Roma, 13 gennaio 2009 Marcello Panettoni rieletto presidente di ASSTRA Riunita oggi a Roma l’assemblea ASSTRA, oltre 200 aziende di trasporto pubblico locale, per scegliere la guida dell’associazione per i prossimi quattro anni. All’unanimità, le aziende hanno confermato la fiducia a Marcello panettoni, eleggendolo presidente per un secondo mandato che durerà fino al 2013. Panettoni ha ringraziato per la stima dimostratagli dalle aziende ed ha parlato a lungo della difficile situazione del settore, delle sfide enormi che lo attendono, mettendo in chiaro la linea politica con cui intende affrontarle, in continuità col suo mandato precedente. Panettoni ha infatti parlato della: “Costante precarietà ed incertezza in cui si svolge il nostro lavoro. Una volta di più va sottolineata l’assoluta centralità nella vita quotidiana nazionale e locale del servizio di trasporto pubblico: due terzi del totale degli spostamenti quotidiani in Europa ed in Italia si svolgono in ambito locale, ogni giorno circa quindici milioni di persone si spostano in Italia utilizzando i nostri servizi. La crisi economica e finanziaria che colpisce l’economia mondiale, associata alla fase di esplosione dei costi dei carburanti, sta determinando nella vita quotidiana significativi cambiamenti di abitudini e consumi, masse sempre più consistenti di cittadini abbandonano l’uso della propria auto a favore dei mezzi di trasporto pubblico. Come dimostrato di recente dai risultati della indagine dell’Osservatorio Audimob per il 2008, in cui registra uno spostamento modale dall’auto privata ai mezzi pubblici di circa due punti nella media nazionale, con incrementi misurati nelle grandi città per i mezzi di trasporto in sede propria che hanno superato punte del 20%. Ma le politiche nazionali e locali non sembrano in alcun modo registrare e sostenere questi mutamenti strutturali dei comportamenti di massa. A livello nazionale perdura l’assenza di una politica di sostegno a favore di questo servizio e di questo settore e manca la consapevolezza della necessità di elaborare e sviluppare un autentico piano industriale nazionale per il servizio che noi forniamo alle comunità locali. E’ caduto per il momento totalmente nel vuoto l’appello dell’ANCI di inserire nel piano straordinario delle iniziative tese a sostenere il rilancio dell’economia uno stanziamento significativo per il rinnovo degli autobus e dei treni destinati al trasporto locale (cioè circa 500 milioni di euro). Intanto i nostri autobus sono di tre anni più vecchi della media europea, e nessuno pensa, salvo qualche Regione, a comprare nuovi treni per utilizzare le tracce liberate sulle linee storiche dall’avvio del sistema AV/AC. Eppure il trasporto pubblico locale sta diventando sempre più un fattore di competitività dei sistemi produttivi concentrati nelle grandi città, dove si produce la più gran parte del pil nazionale, ed è il solo strumento realmente efficace per combattere due degli aspetti più negativi prodotti dall’uso scorretto della motorizzazione privata, e cioè la congestione delle grandi e medie aree urbane, ed il conseguente alto tasso di inquinamento. Ogni anno la congestione da traffico produce uno spreco di risorse che, nelle sole aree urbane, sta ormai toccando i dieci miliardi di euro all’anno, mentre le normative ambientali europee di prossima attuazione determineranno nelle nostre città situazioni di blocco sempre più frequente della circolazione privata. Per l’uno come per l’altra situazione è indispensabile un grande progetto industriale e sociale di respiro nazionale, benché gestito localmente. Il confronto con l’Europa ci vede oggi, come aziende italiane, sicuramente in difficoltà . Non è tanto o soltanto il fatto che il costo medio per chilometro delle nostre aziende sia significativamente più alto della media europea, perché la cosa non è sostanzialmente veritiera se non marginalmente. Se è vero infatti che il contributo chilometrico dato dagli enti pubblici in Europa è spesso significativamente più basso di quello italiano, è anche vero che le tariffe italiane sono mediamente inferiori del 30% almeno rispetto alla media europea. Ma non vi è dubbio che nel nostro paese scontiamo una mancanza di programmazione per questo settore che rende più fragile ed incerto il nostro lavoro ed i servizi che dobbiamo fornire, che manca una politica di lungo periodo per gli investimenti e di sostegno alla gestione. La conseguente frantumazione del nostro tessuto aziendale, rende impossibile il raggiungimento di dimensioni imprenditorialmente adeguate a reggere il confronto con i grandi gruppi che si sono formati nei paesi nei quali la liberalizzazione si è già affermata” Dopo questa fotografia dello stato dell’arte del settore, Panettoni ha chiesto con forza che : “Nell’immediato il Governo riapra a Palazzo Chigi quel tavolo di concertazione tra i soggetti istituzionali e le parti sociali che sul finire della passata ed interrotta legislatura aveva proficuamente avviato un progetto di ammodernamento e rilancio di tutta l’attività del nostro settore Va rapidamente ripreso quel progetto, aggiornato alle condizioni modificate nel corso di quest’ultimo anno, ma salvaguardato ed ampliato nella sua rilevanza proprio alla luce dell’aggravarsi della situazione economica e sociale che ha investito il paese a causa della crisi delle economie mondiali” Panettoni ha concluso la sua relazione aprendo un capitolo speciale sulla vertenza in corso per il contratto unico della mobilità: “In questo contesto appare evidente quanto sia riduttivo il confronto che si sta svolgendo al ministero delle infrastrutture e trasporti sul tema in sé rilevantissimo delle relazioni industriali in relazione al contratto della mobilità. La sede è almeno parzialmente impropria, essendo il tema sostanzialmente di competenza prevalente del Ministero del Welfare, soprattutto perchè da tempo ci si confronta sul tema senza ancora trovare una soluzione. Tutto questo accade mentre il Ministero dei trasporti non si fa carico di presentare agli interlocutori presenti una proposta politica complessiva sul tema di sua esclusiva competenza, che è quello del progetto che intende sviluppare in materia, dopo la più volte asserita priorità che intende dare al tema del tpl. Inoltre lo stesso Ministero, nonostante le ripetute sollecitazioni, non si è fatto carico sino ad ora neanche di organizzare un confronto con le Regioni perché da queste siano integralmente trasferite nei rispettivi bilanci le somme che il nostro lavoro aveva positivamente prodotto con l’approvazione della finanziaria 2008, agli articoli 295 e successivi. Sul tema del contratto della mobilità la posizione di Asstra è stata più volte definita, confermata ed aggiornata nel corso di ripetuti esami da parte del Direttivo, organismo dirigente dell’Associazione. Senza mai porre pregiudiziali negative di principio, Asstra ha sempre detto che le discriminanti assolute per poter accettare un confronto sul tema erano e rimangono quelle relative alla garanzia che, né nell’immediato né in futuro, si possano o si debbano prevedere incrementi di costo maggiori di quelli derivanti dal normale rinnovo del contratto di categoria, in relazione agli istituti normativi essenziali del nostro contratto di settore. Abbiamo anche più volte ribadito che sarebbe stato del pari per noi assolutamente inaccettabile un incremento di costi derivante dalla trasposizione di rigidità ulteriori, nell’organizzazione del lavoro, derivanti da contratti del settore ferroviario, che avrebbero determinato incrementi di costo ancora maggiori. E’ alla luce di queste considerazioni che abbiamo subito definito come irricevibile la piattaforma presentata dalle organizzazioni sindacali, giudizio che confermiamo tuttora, perché in essa è disegnata la struttura di un contratto unico per il settore automobilistico e ferroviario del trasporto passeggeri e merci che avrebbe conseguenze d