RAPPORTO SULLA MOBILITA' URBANA, BRUSCA FRENATA DEI CONSUMI DI MOBILITA'. TRASPORTI PUBBLICI IN CALO

27/05/2010

Agli Italiani l'automobile piace talmente tanto che neanche le crisi economiche o i picchi del prezzo del carburante riescono a scoraggiarne l'uso smodato. E il trasporto pubblico continua a vivacchiare nella riserva indiana in cui sta rincantucciato da 10 anni a questa parte. Questo è l'insegnamento che viene fuori dal VII Rapporto sulla mobilità urbana, la ricerca annuale di Isfort ed Asstra che fornisce la fotografia precisa dello stato dell'arte del mercato della mobilità del Paese . Nel 2009 frantumato il recupero dei trasporti pubblici degli ultimi anni. Marcello Panettoni, Presidente Asstra: tirare fuori dall'angolo i trasporti pubblici per dare una svolta alla mobilità urbana. Che la politica faccia le scelte indispensabili e non più procrastinabili per raggiungere questo obiettivo Si apre col segno meno il rapporto sulla mobilità in Italia del 2010, illustrato da Carlo Carminucci, direttore di ISFORT stamattina a Roma nella seconda giornata della tre giorni sui trasporti pubblici organizzata dall'ASSTRA. Questi i dati più significativi del rapporto 2010 sulla mobilità in Italia. La crisi economica del 2009 ha lasciato il segno non solo nelle tasche degli italiani ma anche nei loro modo di muoversi. Dopo un triennio di crescita ininterrotta, gli indicatori di base dei consumi di mobilità hanno segnato infatti tra il 2008 e il 2009 un -2,1% nel numero di spostamenti e un -8,2% in termini di distanze percorse (passeggeri*km). Il 2009 è un anno di difficile interpretazione, avverte Carminucci, segnato troppo dalle fluttuazioni dovute alla crisi economica globale, che va considerato per questo un anno di transizione. Sicuramente nel 2009 eventi specifici come la diminuzione del prezzo medio dei carburanti (nel 2009 rispetto al 2008) e il sostegno all'industria dell'auto tramite gli incentivi all'acquisto dei veicoli meno inquinanti hanno favorito uno shift modale a favore delle "quattro ruote". Nel 2009 gli spostamenti urbani in automobile sono cresciuti del +4,1%, quelli in motociclo e ciclomotore sono invece diminuiti del -3,1% e infine i passeggeri del trasporto pubblico urbano hanno registrato un decremento più cospicuo, pari a -5,4% . Il decremento dei passeggeri trasportati dai mezzi pubblici ha prodotto una riduzione della quota di mercato delle modalità collettive che scendono dal 12,6% del 2008 all'11,6% del 2009. Perdono terreno anche motocicli e ciclomotori (dall'8% al 7,5%). Nella nuova ripartizione modale, quindi è solo l'automobile a guadagnare quote di mercato, riportando l'asticella della propria posizione dominante oltre l'80% (80,8%, grossomodo al livello del 2007). Molto diversificata la situazione se si guarda alla dimensione delle città: nei grandi centri urbani (oltre 250mila abitanti), il peso del trasporto collettivo scende nel 2009 di quasi due punti percentuali rispetto al 2007, assorbendo il 27,4% di tutti gli spostamenti motorizzati (il valore più basso registrato dal 2002). In termini di passeggeri trasportati i mezzi pubblici sperimentano una diminuzione del -3,3%. Il radicamento dei vettori collettivi nelle grandi aree urbane resta comunque indiscusso: la loro incidenza è oltre il doppio della media generale e oltre sette volte rispetto a quella registrata nelle città con meno di 100mila abitanti; sempre nelle grandi città, l'automobile guadagna più o meno quanto perde il mezzo pubblico e si attesta ad una quota del 61%; motocicli e ciclomotori scendono leggermente all'11,5% (11,8% nel 2008); nei centri di piccola e media dimensione (meno di 100mila abitanti), il trasporto pubblico continua la sua discesa perdendo un ulteriore 0,7% di peso percentuale e attestando la quota modale ad un modestissimo 3,3%. Nelle aree urbane minori, il monopolio delle "quattro ruote" sale al 91,1%, mentre le "due ruote" motorizzate registrano uno share pari al 5,5% (inferiore alla media generale, ma ben superiore a quello del vettore collettivo) Novità positive per il trasporto pubblico arrivano invece dal Mezzogiorno, unica macroarea territoriale in controtendenza nel 2009 rispetto al resto del paese per l'uso dei trasporti pubblici; la quota modale infatti cresce, e non marginalmente (+1,3 punti percentuali), attestandosi al 7%. Sostanzialmente stabile il peso dell'automobile (86%, il valore più alto tra le circoscrizioni) e in calo quello della moto (il 7% contro l'8% del 2008). Una rimonta che non serve ad eliminare il gap che separa i trasporti pubblici del Sud d'Italia col resto del Paese. Il Nord ovest del Paese resta ampiamente quella in cui la mobilità collettiva vanta nei contesti urbani la penetrazione maggiore con una quota modale complessiva superiore al 20% (quasi il doppio delle media). Nel 2009 tuttavia il valore registrato, pari al 20,8%, è di due punti percentuali inferiore a quello del 2008. Il Nord-Ovest è poi l'unica circoscrizione dove la frenata del trasporto pubblico è andato a beneficio quasi esclusivo della moto (dal 6,1% al 7,8%), piuttosto che dell'automobile (dal 71% al 71,4%); nelle regioni del Nord-Est si conferma e si rafforza la vocazione dominante all'utilizzazione dei mezzi individuali, l'auto soprattutto (83,6% di tutti gli spostamenti motorizzati, contro l'81,4% del 2008). Perdono invece peso sia i mezzi pubblici (share appena sotto il 10%), sia le "due ruote" motorizzate (6,5% contro il 7,9% del 2008); nel Centro Italia si registra la caduta più vistosa della quota modale del trasporto collettivo: dal 15,4% del 2008 al 12,1% del 2009, un valore di poco superiore alla media generale. L'automobile guadagna quasi 4 punti percentuali e si avvicina alla soglia dell'80% (78,9%), mentre la moto, tradizionalmente molto forte in questa circoscrizione soprattutto per l'"effetto-Roma" , perde un po' di peso (circa un punto percentuale), ma la quota di mercato del 9% resta la più alta tra tutte le circoscrizioni; Dunque, la battuta di arresto del trasporto pubblico nelle grandi aree urbane si riflette nelle circoscrizioni territoriali maggiormente connotate dai poli metropolitani, ovvero il Nord-Ovest (Milano, Torino, Genova) e il Centro (Roma, Firenze). Nelle regioni meridionali, invece, il trasporto collettivo recupera qualche posizione, anche nelle grandi città; è un segnale positivo, ma il divario con il resto del Paese è ancora enorme. Per quanto riguarda il giudizio degli italiani sui mezzi di trasporto, persistono i divari molto ampi - a svantaggio dei mezzi pubblici - tra i giudizi di soddisfazione espressi per i mezzi di trasporto individuali, sia quelli a maggiore vocazione urbana (le "due ruote" motorizzate e non motorizzate), sia quelli generalisti come l'automobile, e appunto i giudizi di soddisfazione espressi per i vettori collettivi. Il quadro complessivo resta dunque nell'insieme problematico. La qualità percepita del servizio pubblico di trasporto è inadeguata. Migliora un po', ma con estrema gradualità e non riesce a produrre quell'accelerazione positiva necessaria per assicurare una maggiore forza di penetrazione alla mobilità collettiva. Come sottolineato più volte nelle precedenti edizioni del Rapporto, ricorda Carminucci, il giudizio di soddisfazione sul vettore pubblico sconta il rimbalzo negativo della "cattiva reputazione" del mezzo pubblico stesso, identificato con l'idea pregiudiziale molto diffusa, che i servizi della pubblica amministrazione sono costosi e inefficienti, che "non funzionano". Ma al di là del pregiudizio, la qualità dell'offerta resta oggettivamente carente, rispetto ai tre pilastri della capillarità del servizio (frequenza delle corse e copertura del territorio), dei tempi di percorrenza (regolarità e durata) e del comfort del viaggio. Su queste dimensioni incide una gestione del servizio più o meno efficiente e in grado di organizzarsi sui bisogni dei clienti. E incide anche una disponibilità di risorse pubbliche, per il sostegno alla quantità dell'offerta e per il rinnovo del materiale rotabile, che negli ultimi due anni non è sta
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