07/11/2014
“La crisi pesante che incombe sul settore e sulle singole imprese che operano il trasporto pubblico locale (TPL) del Paese si può affrontare seriamente solo partendo dalla convinzione che questo sistema costituisce un’opportunità imperdibile per lo sviluppo delle collettività locali e per la ripresa economica del paese. Questa convinzione dovrebbe informare le scelte e le azioni di tutti i soggetti convolti, operatori, regolatori e azionisti delle imprese, con una assunzione di responsabilità totale da parte di ognuno secondo il ruolo che ciascuno è chiamato a svolgere”
E’ un appello ragionato e sincero per tirare fuori dalla crisi i trasporti pubblici locali quello rivolto stamattina all’Assemblea dell’ANCI da Massimo Roncucci , il nuovo presidente dell’Asstra, l’associazione che riunisce le imprese di TPL, intervenendo alla sessione specifica dedicata all’esame delle criticità e prospettive dei trasporti locali. Questa la fotografia del sistema TPL italiano al centro del dibattito: il settore trasporta 14,5 milioni di persone al giorno, 9 miliardi di euro di fatturato, 110 mila addetti, di cui circa 85 mila delle sole ,imprese pubbliche; 160 aziende a partecipazione pubblica di cui 129 sono quelle che svolgono direttamente il servizio. Tra i settori a rilevanza economica, il trasporto è quello che oggi mostra le maggiori difficoltà in quanto è strutturalmente più dipendente dalle risorse pubbliche. Ed è anche, tra i servizi a rilevanza economica, quello che produce il livello più alto di perdite (300 milioni), perdite tuttavia che si concentrano in gran parte in poche imprese.
“Le cose da fare per rimettere in sesto e sviluppare questo settore essenziale per le persone e l’economia, sono diverse ma tutte dovrebbero puntare ad un obiettivo condiviso: maggiore efficacia del servizio e maggiore efficienza dei costi attraverso un sistema di mercato competitivo regolato – ha sottolineato Roncucci nel suo intervento – Un sistema così sta in piedi solo se c’è trasparenza e certezza sulle risorse. Per questo noi riteniamo che sia essenziale utilizzare e utilizzare bene il costo standard come criterio oggettivo ed equo per fissare il valore dei contratti di gestione e per ripartire il Fondo nazionale trasporti“
Roncucci ha insistito molto sul costo standard ed ha aggiunto che “Ovviamente vanno definiti anche i criteri del ricavo standard e il fabbisogno dei livelli adeguati di servizio. I costi standard serviranno anche per determinare le basi d'asta delle gare e per definire la giusta compensazione nell'affidamento diretto o in house. Saranno utili anche per verificare le gestioni delle imprese e per vedere se l'indebitamento è causa di un cattiva gestione o di bassi corrispettivi. Il corrispettivo definito dai costi standard deve prevedere anche l'ammortamento per gli investimenti in modo da assicurare strutturalità ai piani di investimenti per il rinnovo dei bus.
A conclusione dell’intervento, Roncucci si è espresso chiaramente anche a proposito di lotti di gara e dimensioni delle imprese per dire che “ non sono la stessa cosa. Quindi dire, come noi diciamo, di preferire lotti di dimensioni non grandi, non significa negare i processi di aggregazione. Al contrario , noi affermiamo che le aggregazioni devono nascere da processi industriali interni alle imprese. Ben venga dunque un sistema di agevolazioni che incentivino processi di aggregazione ma attenti alle imposizioni normative. Mentre per il lotto di gara, oltre una certa dimensione, non esistono economie di scala, la scelta di costituire gruppi più grandi, può portare comunque dei vantaggi purché legati a veri e propri piani industriali. Vantaggi legati alla solidità patrimoniale, alla possibilità di accedere al credito. Anche qui l'Europa insegna, con lotti piccoli e grandi gruppi.
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